Durante questo anno la nostra organizzazione ha rilevato un sempre maggior interesse delle aziende italiane per il mercato russo.
Ciò e dovuto essenzialmente alla stabilizzazione del Rublo, alla fase di ripresa del mercato e al generale miglioramento del clima di affari in Russia grazie alla politica economica portata avanti dal governo russo dalla “caduta del rublo” in avanti e il tutto nonostante le sanzioni che, a dire dei “fautori” avrebbe dovuto fiaccare notevolmente l’economia e mettere in discussione “establishment russo” che si è invece rivelato un vero gruppo dirigente coeso, capace e per nulla intimidito dal clima “russofobo” creato ad hoc.
Ormai è un dato di fatto che le sanzioni invece di fiaccare hanno offerto alla Russia l’occasione di fare da se, creando molte nuove opportunità all’interno del Paese comprendo le necessità con produzioni interne, oltre ad ampliare le partnership al di fuori delle aree “sanzionistiche”. Un danno irrecuperabile per l’Europa in generale e per le aziende italiane in particolare.
- Der Spiegel Benjamin Bidder Infatti: le sanzioni americane “vogliono mettere la Russia in ginocchio da un punto di vista economico” – scrive Benjamin Bidder su Der Spiegel – ma la gente a Washington che ha approvato il progetto non comprende il meccanismo della politica russa”. “Se ai russi sembra che la pressione estera sul loro Paese aumenta, essi si stringono intorno al loro presidente”. Nei primi 10 anni di Putin alla presidenza in Russia, il PIL è aumentato di otto volte, e nelle città per la prima volta ha iniziato a formarsi la classe media” ha detto Bidder.
- Così come ha scritto Emma Ashford – Foreign Affairs – Le sanzioni alla Russia sono un fallimento.
Alla luce dei fatti oggi le imprese italiane stanno cercando di recuperare un mercato che si era rivelato e si conferma tutt’ora un mercato strategico e indispensabile per la “salute e lo sviluppo” delle stesse aziende italiane, un mercato – quello russo – che negli anni d’oro ha retto le sorti della stragrande maggioranza degli imprenditori italiani che hanno sviluppato affari, costituito partnership, venduto e “sfruttato” questa enorme area geografica in pieno sviluppo economico.
Dall’inizio di questo 2017 le aziende italiane hanno ripreso ad interessarsi dell’Area Russa, le partecipazioni alle fiere delle imprese italiane è aumentata, così come le richieste di assistenza per l’introduzione nel mercato russo, rivolte alla nostra organizzazione, sono aumentate quasi del 300%, mentre le imprese che si sono rivolte a noi per farsi supportare nel mercato russo, concludendo accordi di partnership con noi, sono aumentate del 130%, un trend in aumento costante ancorché si sia ancora lontano dai livelli pre-crisi.
Le previsioni per l’anno prossimo, sui dati attuali, ci fanno prevedere un ulteriore aumento delle nostre partneship, con le imprese italiane che intendono introdursi nel mercato dell’Area Russa, di un ulteriore 70% e un aumento dei fatturati delle imprese che gestiamo di almeno il 40%.
I dati delle importazioni Italiane verso la Russia risultano in aumento e lentamente aumenta anche la capacità delle aziende italiane di rapportarsi con un mercato ormai evoluto, attento e oculato, dove l’area del ceto medio – fascia in espansione – dovrà essere considerato il target di riferimento per quelle aziende italiane che operano nei beni di consumo. Produzioni che si collocano nelle fasce prezzo medio e medio alto anche per i settori tecnici, tecnologici e affini.
Un mercato non più e non solo orientato al lusso, nicchia di mercato sempre interessante, ma soprattutto un mercato con attenzione alla praticità, al rapporto qualità-prezzo, al B2B, alle collaborazioni d’interesse bilaterale e con ormai un’ampia varietà di competitors in ogni area.
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