Il sistema sanitario russo ha superato la prova del Covid senza mettere in “ginocchio” l’economia interna.
I vaccini non sono l’unico contributo degli scienziati russi alla lotta contro la pandemia.
Perché EMA ritarda l’autorizzazione dello Sputnik V?
Prospettive di business nel settore farmacologico e sanitario per le imprese italiane.
La rapida e adeguata risposta del sistema sanitario russo ha permesso di evitare il secondo lockdown dell’autunno 2020 con evidenti benefici per l’economia – La Russia è stata la prima al mondo a creare un vaccino contro il Coronavirus.
La reazione della Russia alla pandemia ha dimostrato due fatti importanti.
Primo. La risposta del sistema sanitario è stata molto rapida, flessibile ed efficace, minimizzando gli isolamenti delle persone, le chiusure delle attività produttive e il relativo impatto sulla mortalità dovuta al Covid-19.
Secondo. La ricerca medica russa, grazie alla sua solida struttura scientifica, storicamente benemerita per aver compiuto lo sviluppo dei vaccini contro la poliomielite, scoperto da Sabin, e contro il virus Ebola, ha dimostrato creatività e tempestività.
È stata la prima al mondo a creare un vaccino contro il Coronavirus, denominato simbolicamente “Sputnik V”, richiamandosi al primo satellite artificiale della Terra.
In seguito ne ha registrati e proposti al mercato altri due, “EpiVacCorona” e “CoviVac”. Attualmente viene testato anche una versione più leggera dello “Sputnik V”, monodose, chiamata “Sputnik Light”. Questi vaccini, basati su tecniche classiche, sono differenti e poco invasivi.
E garantiscono un risultato immunologico paragonabile ai migliori vaccini concorrenti, ma con maggiore facilità di trasporto e conservazione.
I vaccini non sono l’unico contributo degli scienziati russi alla lotta contro la pandemia.
All’inizio del 2021 è stata completata la fase I degli studi clinici e richiesta la registrazione del farmaco “Covid-Globulin”.
Prossimamente si prevede la registrazione del farmaco “Leitraghin” destinato alla profilassi della polmonite e delle complicazioni gravi da Covid-19, sviluppato dall’Agenzia Federale Biomedicinale.
La pandemia ha generato in Russia una rapida crescita della produzione delle industrie farmaceutiche e di dispositivi medici e apparecchiature elettromedicali.
Questo comparto industriale russo è diventato potenzialmente un importante esportatore, soprattutto nel segmento dei vaccini.
Non si hanno ancora dati rilevanti, ma, secondo le stime di alcuni analisti, la Russia potrebbe arrivare ad esportare circa 24 miliardi di dollari annui, cifra che sorpassa le entrate registrate dall’esportazione degli armamenti.
I Paesi dell’Unione Europea, non disponendo sinora di dosi sufficienti di vaccini anti-Covid ed essendo quindi interessati ad acquisire quanto prima possibile anche lo “Sputnik V” per affrontare la loro drammatica situazione pandemica, tuttavia, ad eccezione dell’Ungheria, subordinano l’acquisto del vaccino russo all’approvazione dell’European Medicines Agency (EMA).
Tale autorizzazione non sarà concessa tempestivamente per varie ragioni tecniche e complesse pratiche amministrative, suscitando al tempo stesso sospetti su eventuali interdizioni delle Big Pharma o su preclusioni geopolitiche alla luce delle attuali relazioni tra Stati Uniti, Unione Europea e Russia.
Malgrado ciò, in queste settimane il Fondo degli Investimenti Diretti della Federazione Russa, “titolare” del vaccino “Sputnik V”, sta monitorando i mercati dei Paesi europei, incluso quello italiano, per individuare dei siti produttivi, che dispongono di bioreattori liberi per la produzione del vaccino russo per riesportarlo sui mercati terzi, a prescindere dalla sua eventuale autorizzazione da parte dell’Ema e dalla conseguente commercializzazione nei mercati locali, ai quali ne verrebbe garantita una notevole parte.
L’industria italiana con le sue eccellenze nel settore sanitario ha notevoli possibilità di incrementare significativamente il proprio business nella Federazione russa, che dispone di una solida struttura scientifica e produttiva, dimostrata anche dallo “Sputnik V”, e di un mercato in forte espansione.
La pandemia ha svelato interessanti opportunità di investimenti nei seguenti campi:
laboratori di analisi cliniche; standardizzazione e personalizzazione delle cure; assistenza diagnostica e specialistica di alta qualità per circa 200 mila pazienti abbienti che attualmente si curano all’estero (valore di due miliardi dollari) e per il turismo medico incoming registrato in Russia annualmente (valore un miliardo dollari); gestione professionale delle aziende sanitarie create e gestite da medici senza cultura aziendale; consolidamento, sviluppo delle specialità e digitalizzazione nel settore delle cliniche private attualmente di piccole dimensioni, ma che hanno prospettive di crescita di 20 volte entro i prossimi anni ( mercato di 8-10 miliardi di dollari).
Nel settore farmacologico la domanda è in crescita sia da parte dello Stato, sia da quella delle farmacie private.
Le prospettive principali nel settore sono:
Crescita della domanda per la produzione di farmaci vitali ed essenziali, soprattutto di sintesi chimica e biologica di alta qualità. Questo è il segmento con una massima marginalità.
Produzione a ciclo completo che va dalla fabbricazione di sostanze farmaceutiche basiche sino ai farmaci.
Inoltre le aziende italiane, possono avvalersi ancora del Memorandum d’Intesa per la collaborazione nel settore della salute firmato dai Ministeri della sanità della Repubblica italiana e della Federazione russa a Trieste il 26 novembre 2013.
( estratto da Russia 24 Banca Intesa/San Paolo/Sole 24 ore)