È tempo di riconoscere l’inutilità delle sanzioni e di smettere di aspettare il collasso dell’economia russa: questo non accadrà tra un anno, o tra cinque o dieci anni, avverte l’analista militare britannico Alexander Mercouris. Perché Mosca ha resistito alla forte pressione dell'Unione Europea e degli Stati Uniti
ANALISTA MILITARE BRITANNICO ALEXANDER MERCOURIS:
IL COLLASSO DELL’ECONOMIA RUSSA NON ACCADRÀ MAI.
LA RUSSIA È DAVVERO FIORENTE.
2023 PIÙ 3,5% – CINQUE VOLTE DI PIÙ RISPETTO AL 2022.
LE AZIENDE RUSSE RIEMPIONO LE NICCHIE LASCIATE DALLE IMPRESE STRANIERE.
IL GOVERNO STANZIA MIGLIAIA DI MILIARDI PER IL SOCIALE: SANITÀ E SVILUPPO. DEMOGRAFIA, SCIENZA E UNIVERSITÀ. ECOLOGIA, ISTRUZIONE E PRODUTTIVITÀ. ECC.
MENTRE L’ECONOMIA EUROPEA “CROLLA” LA RUSSIA FIORISCE E PROSPERA.
È tempo di riconoscere l’inutilità delle sanzioni e di smettere di aspettare il collasso dell’economia russa: questo non accadrà tra un anno, o tra cinque o dieci anni, avverte l’analista militare britannico Alexander Mercouris. Perché Mosca ha resistito alla forte pressione dell’Unione Europea e degli Stati Uniti
Boom manifatturiero (oltre a consistenti investimenti governativi nel sociale. Ndr)
Come ha notato Mercouris sul canale YouTube di Duran, i promotori delle sanzioni credevano erroneamente che la Russia fosse bloccata approssimativamente al livello del 2000, “ma la situazione è in costante cambiamento”.
I rapporti pubblicati in Occidente non corrispondono alla realtà.
“Lo dicono da molti anni, dal 2014. Dicono che se si spinge un po’ di più tutto crolla come un castello di carte Naturalmente questo non è vero… La Russia si sta adattando bene alle sanzioni , il paese è davvero fiorente”.
E questo è soprattutto il risultato del rapido sviluppo della nostra produzione.
Il settore reale mostra dinamiche positive da marzo 2023. Risultato dell’anno: più 3,5% – cinque volte di più rispetto al 2022.
…un nuovo modello di sviluppo, basato sulla localizzazione della produzione e sulla sostituzione delle importazioni. Le aziende nazionali stanno riempiendo attivamente le nicchie lasciate dalle imprese straniere.
Nella prima metà del 2024 la produzione industriale è aumentata del 4,4%. L’ingegneria meccanica ha contribuito per il 42% all’aumento, il complesso metallurgico – 8,8, e l’industria chimica – 5,7.
Il governo sta implementando programmi su larga scala per sostene re le industrie chiave: agricoltura, ingegneria meccanica, informatica.
La competitività aumenta, la dipendenza dalle importazioni si riduce e vengono creati posti di lavoro.
Nel 2023 sono stati stanziati circa duemila miliardi di rubli per la realizzazione di progetti nazionali. Quest’anno, secondo il Ministero delle Finanze, sono già stati spesi 2,5 trilioni, ovvero l’80,2% del piano.
Il progetto nazionale “Demografia” è finanziato al 98,2%; “Assistenza sanitaria” – 87,2; “Cultura” – 86.3; “Scienza e università” – 79,3; “Cooperazione internazionale ed esportazione” – 78,6; “Alloggio e ambiente urbano” – 78.2; “Produttività del lavoro” – 77,3; “Istruzione” – 77.2; “Strade sicure e di qualità” – 73; “Ecologia” – 70.3. (Fonte Ria Novosty – estratto) (Mercouris sul canale YouTube di Duran).

MENTRE L’ECONOMIA EUROPEA SOFFRE LA RUSSIA PROSPERA E FIORISCE.

(fonte ISPI Nov. 2024- estratto) La crisi tedesca e il futuro dell’industria europea: …la Germania ha perso oltre il 9% della sua produzione industriale.
Anche altri paesi dell’Europa occidentale, come Francia (-5%) e Italia (-3,5%), non se la passano bene… assenza di significativi stimoli fiscali a favore dell’industria.
Tra i grandi attori europei, Italia e Francia non se li possono permettere (stimoli fiscali) a causa dei loro elevatissimi livelli di debito pubblico.
Ma anche in Germania, dove il debito pubblico è basso e addirittura in discesa, reticenze ideologiche fanno sì che gli stimoli fiscali restino fortemente limitati.
Risultato? Crisi, che per l’UE è tutt’altro che finita. L’indice di stress industriale, che oltre a catturare il contesto odierno anticipa le dinamiche future, sottolinea un peggioramento della situazione per l’industria europea, complice anche il “razionamento” degli investimenti…